Pagina della Chiesa Madre realizzata da Alessandro Palermo con notizie sull'arte, sulla storia e sulla tradizione popolare della Città di Salemi

L'ANTICA STATUA DI SAN NICOLA NELLA MADRICE

L'ANTICA STATUA DI SAN NICOLA NELLA MADRICE - Salemi, sec. XVI
uno studio di Alessandro Palermo


Notizie sul culto del Santo in Salemi

veduta di Salemi dal rione Cappuccini, anni 19
Secondo la storia, tramandata dai nostri padri, la scelta del nostro Patrono avvenne con un sorteggio, e tra i tanti nomi di santi, che i salemitani del XIII - XIV sec. scrissero in pezzetti di carta, venne tirato a sorte, per ben tre volte consecutive, il nome di SAN NICOLA.
Non abbiamo nessuna testimonianza che possa comunicarci come sia arrivato il culto di S. Nicola di Bari a Salemi, pur essendo presente in quasi tutto il territorio diocesano (Mazara, Gibellina, Poggioreale, Marsala).
Il commercio, che girava nel territorio di Salemi e nei porti delle vicine città, e l'economia delle merci possono darci una risposta a questa domanda. Fin dall’antichità i marinai e i commercianti hanno avuto come personale protettore il Santo di Mira ed è possibile che la devozione verso questo loro Santo si sia diffusa in questi territori, dove il commercio delle merci girava e con le merci giravano notizie, soprattutto in Salemi, per la sua posizione centrale nel territorio, meta di molte carovane e zona di passaggio per altri paesi.
Del culto devozionale verso S. Nicola, dalla data della proclamazione a Santo Patrono fino al '700, poco resta. L’archivio storico della nostra città è stato distrutto per il 90%, mentre l’archivio della Diocesi di Mazara comincia ad essere completo nella documentazione dal 1500 in poi. Le poche notizie che sono giunte sino ai nostri giorni riguardano il periodo storico dell'evo moderno.

La Chiesa Madre e S. Nicola

Il Cremona ci tramanda che nel "1341" venne dedicata la Chiesa Madre a S. Nicola e venne costruito un altare con una statua di marmo.[1] Un piccolo libretto di Luigi Caradonna Favara ci informa che forse in questa cappella inizialmente doveva trovarsi un'antica icona e successivamente venne collocata la statua.[2]
La data che il Cremona ci ha tramandato (1341) con molta probabilità indica il periodo dell'elezione del Patrono e della dedicazione della Chiesa Madre a S. Nicola, ma non da nessuna certezza utile per datare la statua marmorea. Con molta probabilità nel 1341 in questa cappella doveva esserci un'icona del santo, oggi scomparsa, questa statua invece è successiva alla data della dedicazione.[3]

Le uniche raffigurazioni di S. Nicola più antiche (oltre a questa statua) che possiamo rintracciare a Salemi sono:
panello centrale della croce astile
1) la croce astile della Chiesa Madre del 1386 (nel pannello centrale abbiamo l'effige del santo seduto in cattedra e benedicente); 2) una piccola statua del XV sec. (sino ai primi anni del 1900 era collocata in una nicchia del palazzo senatorio di Salemi) ; 3) un grosso bassorilievo del XVI sec. proveniente dalla chiesa di S. Stefano. 4) Poi avevamo un dipinto del 1616 realizzato da Vito Carrera (notizia da una maramma della Chiesa Madre), esso per l'umidità venne rimosso e venne perduto nel corso dei secoli.

- In questo sito, dove adesso rimangono i resti della Chiesa Madre, nel corso dei secoli sono state costruite diverse chiese.[4]

La tradizione del Cremona ci tramanda che nel 1341 abbiamo la Chiesa Madre con un altare dedicato a S. Nicola. In questo periodo dovevamo avere una piccola chiesa e un altare del Santo, diverso da questo che contempliamo oggi.
Il Cremona tramanda che all'altare maggiore, di una prima Chiesa Madre, doveva essere sospesa un'icona di S. Nicola (oggi perduta), forse l'altare del santo era quello maggiore.
Sempre il Cremona dice che prima dell'anno 1615 la chiesa era stata più volte, nel corso dei secoli precedenti, ristorata ed ampliata. L'arciprete Di Blasi pensò di rifarla di sana pianta. Il progetto della nuova chiesa ricalcò quello della Chiesa dell'Olivella di Palermo. Come primo lavoro furono costruiti l'altare maggiore e le cappelle che lo affiancano (tra cui quella di S. Nicola).
Il Cremona che scrive nel 1762, racconta che in quel periodo l'altare maggiore non era ultimato, invece la cappella di S. Nicola era già meta di fedeli che si recavano ai piedi della statua per venerare il loro patrono.
Nel 1761 il Maestro Muratore di Trapani gettò a terra l'antica tribuna dell'altare di S. Nicola per ricostruirla. [5]

- Quindi possiamo concludere che questa cappella è da datare alla tra il XVII sec. e la seconda metà del XVIII sec. Doveva esserci quindi un diverso altare di S. Nicola che nel corso del secoli (a partire dal 1340) ha assunto diverse collocazioni. La stessa statua quindi doveva essere collocata in questi diversi altari[6]

La cappella di S. Nicola, come ci viene descritta dal Cremona, era costituita da una nicchia con due colonne per lato che sorreggevano un timpano, all'interno la statua poggiata su un bassorilievo. Ai lati della cappella due quadri del XIX sec. (oggi custodite nella Chiesa Madre, ex Collegio).

La Statua di S. Nicola

Non abbiamo nessuna notizia storica che possa datare il periodo in cui quest'opera venne realizzata.

La Base su cui poggia, con molta probabilità, deve risalire al periodo aragonese dei conti di Barcellona, tra i 1282 e il 1410, questo lo attesta il doppio stemma aragonese situato agli angoli della base.
Un primo stemma è a forma di scudo con all'interno segnato da delle linee verticali, questo dovrebbe essere quello della casata di Barcellona che ebbe dinastia in Sicilia nel XIV sec. (Pietro II di Aragona è famoso in Salemi per aver concesso la fiera in onore di S. Nicola).
Il secondo stemma è sempre a forma di scudo ma all'interno tagliato da una x, questo dovrebbe essere quello del casato di Castiglia che ebbe dinastia in Sicilia nel XV sec. con Ferdinando di Castiglia, sino a Garibaldi.

- Quindi la base marmorea deve risalire tra il XVI - XV sec. La statua invece potrebbe essere del XV sec. o del XVI sec. Oggi come la contempliamo è successiva al XV sec. poichè veste paramenti latini.

Il Santo si presenta seduto in cattedra benedicente con la mano destra (tipica iconografia bizantina), forse l'artista volle ripetere l'effige del Santo riprodotta nella croce astile del 1386 dove troviamo S. Nicola seduto e benedicente. Invece con la mano sinistra tiene insieme ad un libro aperto una palla.
Di norma l'iconografia latina di S. Nicola vuole rappresentarlo con tre palle, tutte insieme, che simboleggiano il miracolo del tre fanciulli, le tre ragazze salvate e le tre persone della Trinità che il Santo difese al Concilio di Nicea. Qui di queste tre palle ne abbiamo sola una (forse le altre due dovevano essere collocate accanto alla sola rimasta).

Il libro che tiene il santo di norma deve essere il vangelo ma qui dalle iscrizioni riprodotte in esso non è da intenderlo come vangelo. Forse l'artista erroneamente o per scelta artistica rappresentò il santo con il libro aperto e nelle pagine fece incidere frasi non del vangelo.
Nell'iconografia di S. Nicola troviamo sempre il vangelo o un libro, aperto o chiuso, con accanto le tre palle o sacchetti d'oro ma queste sono di matrice latina. Ogni vescovo nell'iconografia è sempre col vangelo. Il vangelo, è ciò che contraddistingue il vescovo.

Il santo seduto in cattedra è di matrice orientale, quindi liturgicamente il santo non può tenere tra le mani il Pastorale, infatti in questa statua non abbiamo nessun riferimento a dove poteva essere collocato il pastorale poichè quando un vescovo è seduto in cattedra depone sempre il pastorale (nell'effige della croce astile infatti il pastorale è sorretto da un angelo e non da Nicola). Poi il pastorale è anch'esso di matrice latina e non orientale, i vescovi bizantini non hanno il pastorale ma un diverso bastone.

Il segno della mano destra benedicente è una tipica iconografia di S. Nicola, tutte le raffigurazioni del Santo presentano Nicola nell'atto di benedire. Molti reliquari di S. Nicola sono a forma di mano benedicente (a Salemi ne abbiamo due). La mano benedicente è già di per se una iconografia di S. Nicola.

Il Santo indossa paramenti latini (forse rimodellati dai precedenti paramenti bizantini) una veste bianca senza alcuna decorazione, generalmente dovrebbe essere un camice ma siccome sopra di esso abbiamo la cotta (ha la stessa funzione del camice) non è possibile indossare due abiti simili. Quindi è da considerare questo primo paramento come una veste o un abito.
Sopra di essa porta la cotta con decorazioni in oro nell'orlo inferiore. La cotta si indossa di norma sopra la veste e su di essa viene posta la stola, qui il santo indossa una stretta stola (tipica del XV - XVI sec.), è visibile solo la parte destra della stola invece parte della stola sinistra è coperta dal piviale.
Infine sul tutto indossa il piviale con decorazioni ai bordi e nelle parti delle spalle e sotto il ginocchio sinistro. Questo, attaccato nella parte centrale, scende come un mantello e copre soltanto il ginocchio sinistro su cui poi è poggiato il libro. 

Quindi dai paramenti che il Santo indossa, dalla sua posizione in cattedra benedicente e tenente il libro, possiamo concludere siamo di fronte ad una tipica iconografia "modello" di rappresentazione di S. Nicola.

La testa e le mani sono di diversa fattura ed epoca. Sulla testa inizialmente non doveva esserci nulla, successivamente invece doveva essere collocata una mitra in metallo, evidenti sono le tracce di ruggine rimaste sulla fronte del capo. In viso si presenta come un uomo anziano con barba corta (abbiamo molte raffigurazioni del Santo con barba corta).

Ora l'iconografia barese del santo raffigura il santo come un uomo in età avanzata con barba corta, vestito con paramenti bizantini ma benedicente alla latina (per noi questo non è possibile saperlo poiché la mano benedicente è andata perduta), con vangelo e bacolo episcopale (un forma di collare) nella mani ma privo di mitra. Con molta probabilità la nostra statua doveva essere così.

La mano destra invece è smarrita e doveva essere benedicente ma non sappiamo se alla latina (vedi la statua lignea che è conservata nella Chiesa Madre, con tre dita aperte e due chiuse) o alla bizantina. La perdita della mano ci fa rimanere con questo grosso dubbio.
Probabilmente la mano doveva essere in argento rimovibile poiché essa essendo una importante iconografia di S. Nicola doveva essere più solenne nella sua festa e nell'ordinario poteva esserci una di bassa fattura.

Tutta la statua poggia su una base in fine marmo di diversa mano ed epoca, dove sono raffigurati, in tre quadrati, episodi tipici della vita del Santo



nel primo a destra, il miracolo della resurrezione dei fanciulli (di norma sono tre qui ne abbiamo di più, ben 7 ed è un fatto raro); 


al centro il miracolo che salvò le tre fanciulle dalla prostituzione; 





nel terzo a sinistra è riprodotto un tipico episodio del vescovo Nicola quando salvò, dalla condanna a morte, alcuni soldati.


Agli angoli abbiamo raffigurati i due stemma sorretti da un uomo, forse lo stesso S. Nicola. (in ringraziamento per la fiera che gli aragonesi concessero in occasione della festa del Santo)



Secondo una tradizione salemitana la statua nasce iconograficamente bizantina, dopo il fallimento del concilio di Firenze (1439) che voleva unificare le due chiese (greca e romana), artisti del tempo faticarono per modificare i paramenti bizantini in paramenti di rito latino.

Se seguiamo questa ipotesi inizialmente la statua doveva presentarsi con paramenti bizantini. Quindi il santo indossava lo sticharion (un lungo abito generalmente bianco), sopra di esso il sakkos (tipico abito dei vescovi) e sopra di esso l'epitrachilion (una grossa stola), infine sul tutto il felonion (una specie di piviale).
Gli artisti quindi dovettero rimodellare la statua per adattare i paramenti bizantini in latini. Alcuni di essi rimasero con nessuna modifica, lo sticharion venne ad assumere la veste o abito alla latina, il sakkos invece solo nella parte centrale dovette essere rimodellato per togliere resti dell'epitrachilion e del felonion per cosi creare la stola. Nella iconografia latina il sakkos assunse funzione di cotta. Il felonion invece  dovette essere modificato nella parte centrale come prima abbiamo detto ed essere adattato a piviale.
Le decorazioni in oro e in rosso dovrebbero essere successive e contemporanei alla modifica successiva al 1439. Il felonion doveva essere di colore azzurro (tipico colore ordinario della liturgia bizantina) e poi adattato a piviale ricolorato in rosso (tipico colore solenne latino).

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Lavoro studio realizzato da Alessandro Palermo in occasione del restauro della Statua a cura della Fondazione Sgarbi.


© Chiesa Madre Salemi


Fonti:

Per notizie storiche
- La città di Salemi di G. S. Cremona, scritta nel 1762.
- S. Nicola di Bari di Luigi Caradonna Favara, 1993.

Per l'iconografia e l'immagine devozionale di S. Nicola
- S. Nicola di Charles W. Jones, 2007.
- La Nave dei Miracoli di Nino Lavermicocca, 2008.



[1] La Città di Salemi di G. S. Cremona, scritta nel 1762
[2] S. Nicola di Bari di Luigi Caradonna, 1993.
[3] Alessandro Palermo.
[4] Alessandro Palermo.
[5] [5] La Città di Salemi di G. S. Cremona, scritta nel 1762
[6] Alessandro Palermo.


FOTO DELLA STATUA
di Alessandro Palermo





























 








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