Pagina della Chiesa Madre realizzata da Alessandro Palermo con notizie sull'arte, sulla storia e sulla tradizione popolare della Città di Salemi

L'Altare della Chiesa Madre

L'ALTARE DELLA CHIESA MADRE
DI SALEMI

In questa pagina presentiamo l'altare della Chiesa Madre, dopo 40 anni dal terremoto che rovinò l'antica matrice, l'attuale Chiesa Madre ha il suo Altare. Il 5 Dicembre 2009, dopo una attenta organizzazione e costruzione, è stato dedicato l'altare solennemente dal Vescovo Domenico Mogavero .

Riportiamo un documento sulla storia dell'Altare nelle varie religioni, nell'ebraismo e nel Cristianesimo, la sua evoluzione e la sua identificazione con Cristo. Alla fine una descrizione dell'Altare della Matrice.

L’altare nelle Religioni dell’uomo

Molte religioni praticano riti e offerte per ingraziarsi il proprio dio, o per offrire doni alla divinità. Non di rado, nell'antichità questi riti e queste offerte si svolgevano attorno ad un altare.
Normalmente l’altare era fisso, costruito in pietra o in legno, a volte anche in zolle di terra nella quali venivano scavati buchi per accogliere l’offerta. Per i rituali dei sacrifici di animali, l’altare aveva spesso una forma adatta per raccogliere il sangue degli stessi, che poi veniva utilizzato per riti di purificazione. In alcune religioni l’altare veniva anche utilizzato come luogo per i sacrifici umani, come nel caso dei culti Maya e Aztechi [1].

Nelle religioni che vivono in modo intenso il rapporto del fedele con gli elementi della natura (acqua, terra, fuoco, alberi ecc.), l'altare è, spesso, posto all'aperto, in mezzo ai boschi, presso le sorgenti, a volte circondato da gradini, per favorire la partecipazione dei fedeli. Spesso l'altare è anche "dedicato", cioè legato al culto specifico di una divinità, quindi collocato in cavità sotterranee in associazione alle divinità ctoniche [2].

In molte religioni l'altare, però, è posto all'interno di un tempio dedicato ad una divinità. A volte, come nel caso delle vestali romane o dei sacerdoti ebraici, l'altare è inaccessibile ai "laici", al popolo. Vi possono, infatti, accedere solo i sacerdoti o le sacerdotesse, a volte dopo specifici riti purificatori. L'altare, in questi casi, non è più visto come il semplice luogo dell'offerta o del sacrificio, ma diviene "manifestazione" della presenza della divinità. Spesso, infatti, sull'altare o sotto lo stesso, sono contenuti oggetti che "rappresentano" il divino, di solito statue o amuleti.

Gli altari dell'antico Egitto e dei popoli mesopotamici indicarono sia per la forma sia per la dimensione un'origine risalente alla mensa profana. Erano costituiti da una tavola rotonda o quadrata realizzata in vari materiali, quali il legno, la pietra o la terra cotta.

Tra gli scavi effettuati nelle città babilonesi comparvero anche altari di forma cubica costruiti con mattoni. Talvolta la struttura cubica ed imponente, oppure a forma di tronco di cono venne preferita dagli antichi Egizi.

Nell'induismo gli altari sono di fatto dei piccoli santuari e perciò sono sacri e qui si fanno offerte e sacrifici agli Dèi. Si distinguono gli altari dei templi (mandir), più grandi e accessibili soltanto ai brahmani (sacerdoti) pujari dagli altari "familiari", più piccoli, in cui abitualmente l'adorazione (puja) delle murti (immagini degli Dei) è effettuata di norma dal capofamiglia.

In questi altari, oltre alle immagini degli Dei, si trovano anche lumi, immagini di santi e guru, e offerte, di solito di cibo che attraverso l'offerta viene consacrato e diventa prasada [3].

Nella cultura ebraica, in base alla legge mosaica, gli altari antichi dovevano essere costituiti da pietre e da terra non toccati da strumenti ferrosi (Esodo 20, 24-25). La Bibbia descrive anche l'esistenza di altari portatili, costituiti di legno rivestito con rame e portanti agli angoli specie di corni, la cui origine può risalire ad un simbolo sacrale.

Nella religione greca esistevano sia altari domestici sia altari adibiti al culto pubblico, che in questo caso erano posti o dentro il tempio o al suo esterno. Solamente in età ellenistica gli altari divennero monumentali, come quello dedicato a Zeus e ad Atena eretto a Pergamo, formato da un podio alto 37 metri, e arricchito da decorazioni alla base ispirate alla lotta delle divinità contro i giganti.

Nella religione romana l'altare, chiamato più spesso con il termine latino ara, di derivazione incerta, ma che molti storici fanno risalire a ardeo ("brucio"), è generalmente di forma quadrangolare. Vitruvio [4] prescrive che l'altare di un tempio deve essere rivolto a oriente e in posizione più bassa rispetto alla statua di culto, affinché chi prega guardi in alto verso la divinità. L'altezza dell'altare però varia a seconda del tipo di divinità al quale è dedicato: quelli delle divinità celesti, come Giove, sono molto alti, mentre quelli delle divinità terrestri e marine e anche di Vesta sono abbastanza bassi.

L’Altare nella Religione Ebraica

Nella cultura ebraica, i riti di offerta e di richiesta sono strettamente legati al luogo dell’altare. La Bibbia descrive l'esistenza di molti altari, tutta la storia patriarcale e dei profeti, descritta dalla genesi e dall'esodo, riporta la costruzione di altari al Signore come testimonianza, per quel luogo, della Sua presenza o del Suo incontro con il patriarca o con il profeta.

Noè (Ge. 8,20), terminato il diluvio costruisce un altare e offre al Signore ogni sorta di animali e di olocausti. Abramo (Ge. 22,9) per ordine del Signore costruisce un altare sui monti di Moria per sacrificare suo figlio. Giacobbe (Ge. 35,1) sotto invito del Signore costruisce un altare nelle terre di Betel come testimonianza dell'incontro con Dio e come ringraziamento. Mosè (Es. 24,4-8) costruisce un altare ai piedi del Sinai, offre il sacrificio e fa due metà con il sangue: una è data al Signore (più esattamente: è versata sull'altare che Lo rappresenta) e l'altra la asperge sul popolo; così è sigillato il patto fra il Signore e il Suo popolo, la Prima Alleanza (Es 24, 4-8).

Nel Tempio di Gerusalemme vi erano diversi altari. Nello spazio fra il sagrato e il «Santo [5]» si erigeva l'altare propriamente detto, chiamato altare degli olocausti [6], su cui ogni giorno si offriva il sacrificio dell'agnello. Nel «Santo», con il candelabro a sette braccia, erano installati l'altare dei profumi e la tavola dei «pani della faccia», cioè dell'offerta ( questi pani, in numero di dodici, erano rinnovati ogni shabbat); infine, nel «Santo dei santi» non c'erano altari nel vero senso della parola, ma una pietra particolarmente sacra - la pietra shethiyah - sulla quale era appoggiata l'arca, è proprio per l’arca quella pietra assumeva un valore sacro paragonabile agli altari cristiani preconciliari sui quali poggiava il tabernacolo.

L’altare giudaico, come alcuni altari di altre religioni, serviva solitamente per bruciare la vittima, infatti faceva da sostegno alla catasta di legna sulla quale veniva posta la vittima per essere bruciata. Quindi è l' altare dei sacrifici cruenti e non il luogo dell’uccisione della vittima (questo avveniva altrove anche perché avrebbe bagnato la legna con il sangue) ma dove viene bruciata la vittima. L’offerta non veniva posta intera sull’altare ma era sezionata per mezzi e collocata secondo precisi schemi.

L'Altare nel Cristianesimo

Innanzitutto è doveroso dare attenzione alla differenza tra l' altare pagano e l' altare cristiano: il primo, a differenza del secondo, serve a bruciare la vittima. L'altare pagano, almeno nel mondo classico, è solitamente un cippo con forma particolare che serve a sorreggere la legna. Il secondo, invece, è sempre dotato di tovaglia che rimanda necessariamente alla tavola e al pasto. Altro elemento che crea notevole differenza è che l'altare pagano è il luogo dei sacrifici cruenti (dove veniva bruciata la vittima), l'altare cristiano, invece, è il luogo del pasto rituale, luogo della manducazione.

Dove nasce l'altare cristiano?

L'eucaristia nasce nel cenacolo ove c'è non un altare bensì una tavola. All'origine dell'eucaristica cristiana c'è l'ultima cena di Gesù nel cenacolo, è sul rito del cenacolo che si sono modellati la genesi e lo sviluppo dell'eucaristia. Tutto questo avveniva attorno a un tavolo. All'origine dell'altare della liturgia cristiana c'è la tavola del cenacolo.

Il termine altare

Tra i primi a parlare di altare c'è l'apostolo Paolo che lo definisce semplicemente "tavola del Signore" (1 Cor. 10,21), in questo testo la tavola della liturgia eucaristica non ha un nome proprio e non si chiama altare; è ancora definita per ciò che è: una tavola ma con la precisazione: del Signore. Questa precisazione crea un importante parallelo con la celebrazione eucaristica che è definita, appunto, "cena del Signore".

Fin dalla prima generazione cristiana l'eucaristia è stata chiamata sacrificio. Da questo termine nasce una conseguenza: se la cena del Signore è un sacrificio, la tavola del Signore è l'altare. Questo nuovo modo di designare la tavola del Signore avrà grande successo e si imporrà come termine tecnico. La teologia che ha interpretato l'eucaristia come sacrificio viene proiettata sulla tavola della celebrazione che, da questo momento, diventa l'altare.

L'altare nell'epoca primitiva

Tra le fonti liturgiche primitive meritano grande considerazione gli Atti di Tommaso [7] del II sec. dove viene riportata la descrizione di uno sgabello che era stato trovato vicino a una tomba e su di esso era stata celebrata l'eucaristia. La forma dell'altare non ha nulla di specifico e di proprio, questa testimonianza ci dice che un qualunque oggetto veniva adibito ad altare.

La più antica rappresentazione di un altare cristiano si trova nel cimitero di Callisto: si tratta di un tavolino a tre piedi, evidentemente mobile, che solo occasionalmente viene usato per la liturgia. L'altare dunque non ha avuto una forma particolare che lo ha caratterizzato, è la sua funzione nella liturgia che lo rende "altare".

Secondo le fonti archeologiche, i più antichi modelli di altare hanno forma di una tavola sorretta da leggeri supporti. L'altare ha la funzione di servire alla commemorazione del pasto eucaristico, i primissimi altari cristiani erano probabilmente in legno. Nel IV sec. Atanasio [8] racconta che ad Alessandria il capo dell'esercito Amalario, fece rompere e bruciare la tavola dell'altare poiché era in legno.

Quindi nella chiesa primitiva vengono usati altari portatili, la loro forma di ripiano era più alta per consentire al celebrante che stava in piedi di svolgere i riti. La forma circolare o semicircolare è in uso dal IV sec. Il materiale più diffuso è il marmo, in genere i supporti delle tavole rettangolari sono quattro colonnine monolitiche con la base.

La posizione dell'altare fin dai primi secoli era situata in uno spazio protetto da una barriera. Nelle chiese africane questo spazio conosce alcune eccezioni; nei secoli IV e V in Africa l'altare a volte è nel mezzo della navata centrale, circondato dalla sua recinzione e collegato all'abside da un corridoio. Nelle chiese paleocristiane della Siria del nord, l'altare si trova nell'abside spesso sopraelevato, a partire dal V sec. viene situato in una sala laterale. Invece nelle chiese della Siria Meridionale esso era situato a metà tra abside e sedili del clero.

A Roma l'altare si trovava nell'abside occidentale e il presbitero celebrava rivolto verso l'assemblea dei fedeli.

Quindi in epoca paleocristiana si riscontra una tensione tra due diverse concezioni dell'azione liturgica prescritta attorno all'altare: si può offrire ai fedeli la massima visibilità inserendo la recinzione dell'altare in mezzo alla navata centrale (come in Africa) o mettendo in scena l'altare nell'abside. Oppure, al contrario, si può predisporre una certa intimità per il presbitero e l'altare nei momenti più essenziali della liturgia.

L'altare nell'epoca carolingia

In quest'epoca la distribuzione dello spazio in ambito liturgico subisce profonde modifiche. Attraverso la fonte del "Sacramentario di Drogon [9]" apprendiamo che il vescovo Drogon di Metz fece costruire una abbazia a Centula dove troviamo molti altari. L'abside orientale ha il suo altare, l'atrio della chiesa a ovest ha un altro altare. Le navate a sud e a nord ospitano cappelle con i loro altari.


L'altare e il Concilio Vaticano II

Al numero 28 della Sacrosanctum concilium, si cita esplicitamente la forma e l'erezione dell' altare: deve essere staccato dalla parete, per potervi girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo. Inoltre si ripropone la questione circa la sorte da riservare agli altri altari presenti, si invita a dare rilievo ad un unico altare.

L'ordinamento generale del messale romano dice che l'altare deve essere collocato in modo da costruire realmente il centro, il cardinale Joseph Ratzingher disse che l'altare è il luogo che apre alla liturgia eterna. La direzione dell'altare a oriente è espressione cosmica e storica della liturgia, se non proprio verso oriente si invita a una direzione "versus crucem".

Durante il rinnovamento liturgico si è voluto evitare di non far cadere l'altare in due estremi: ieratizzarlo o profanarlo.

L'Altare e Cristo

Così come la chiesa viene chiamata "casa di Cristo", allo stesso modo, l'altare è Cristo, per questo motivo l'altare viene incensato e baciato. L'altare è un mistero di presenza, il rapporto tra altare e Cristo esige una cura del tutto particolare.

Ottato di Milevi [10] scrive un trattato "contro i donatisti" verso il 365, qui troviamo molte informazioni sulla concezione dell'altare. Egli quando vuole convincere i suoi antagonisti dell'unicità del battesimo fa suo della tipologia: il diluvio e la circoncisione sono figure del battesimo, partendo allora dall'unicità del diluvio e della circoncisione conclude che il battesimo è unico.

Lo stesso uso della tipologia viene fatto per l'altare: l'altare è sede del corpo di Cristo, quindi è sacro, è res Dei; appunto per questo motivo, per Ottatio come per Ambrogio, colpire l'altare è colpire Cristo stesso.

Amalario di Metz [11] ha marcato la visione allegorica, se l'ingresso del vescovo in chiesa rappresenta l'ingresso del Cristo nel mondo, e sull'altare si trova collocato il vangelo, ecco che l'altare rappresenta Gerusalemme, la città santa dalla quale è iniziato l'annuncio del vangelo. Il vescovo giunto all'altare lo bacia in memoria della prima venuta del Signore che si è svolta a Gerusalemme.

L'identificazione dell'altare a Cristo va trovata nella relazione tra altare e sacrificio: costituitivi per la nascita del cristianesimo sono la passione e la distruzione del tempio di Gerusalemme con il suo culto sacrificale. L'esperienza della croce significò, per i suoi discepoli, la fine di tutte le speranze di redenzione all'interno di questo mondo. Essi dovettero imparare a vedere il sacrificio della sua vita come espiazione vicaria, categorie che sono state sviluppate nell'ebraismo e vengono applicate da Paolo a Gesù.

La partecipazione ai frutti di questo sacrificio vicario avviene non attraverso una nuova azione sacrificale ma attraverso il ricevere il pane e il vino. Così il significato primario della forma dell'altare cristiano non è l'ara sacrificale ma la tavola per accogliere i cibi.

Secondo l'interpretazione tipologica - dogmatica: l'altare simboleggia Cristo, esso è una pietra, unta e posta in un luogo sopraelevato. Allo stesso modo Cristo è pietra, è unto.

Secondo l'interpretazione tipologica - rappresentativa: Tommaso d'Aquino dice che così come la celebrazione del sacramento dell'altare è l'immagine rappresentativa della passione di Cristo, l'altare rappresenta la croce sul quale Cristo è stato immolato fisicamente.

Secondo l'interpretazione tropologica - morale: l'altare diventa simbolo della fede e del cuore. Agostino dice che nell'uomo il cuore è come l'altare per Dio, infatti su di esso si compie il sacrificio di lode e di gioia.

Secondo l'interpretazione anagogica: sulla base dell'apocalisse l'altare diventa l'immagine dell'altare celeste come trono di Dio.

A partite dal XII sec. il simbolismo dell'altare passa in secondo piano a vantaggio della pala dell'altare,oggi invece si riporta l'accento sulla funzione primaria dell'altare. Se leggiamo il quinto prefazio pasquale del Messale romano, Cristo è identificato con l'altare, esso non è solamente luogo della manducazione ma anche quello della trasformazione dei fedeli che da esso ricevono l'eucaristia. Nell'azione liturgica terrena l'altare si intreccia con l'altare celeste.

Quindi proprio per questa valenza particolare che l'altare assume il forte riferimento a Cristo, diventa allora importante consacrare e dedicare l'altare.

Consacrazione e dedicazione dell'Altare

In origine la consacrazione dell'altare avveniva semplicemente celebrandovi sopra l'eucaristia, la liturgia della dedicazione dell'altare si è sviluppata successivamente.

La cerimonia di dedicazione si trova in molte religioni; quanto ai cristiani, essi l'hanno presa dalla liturgia dell'Antico Testamento: il libro dei Numeri descrive infatti una benedizione di un altare (Nm. 7,10-11) e nei Primo libro dei Re troviamo un'altra benedizione. Gli ebrei ancora oggi festeggiano a Chanukkà [12] l'anniversario della purificazione del tempio e quella della dedicazione del nuovo altare degli olocausti da parte di Giuda Maccabeo. I cristiani continueranno a farvi costantemente allusione.

I riti cristiani della dedicazione dell'altare inizialmente erano ridondanti; si compiacevano di una simbolica sovrabbondante: l'acqua, con la quale il vescovo aspergeva l'altare e tutta la chiesa, in passato era mescolata con sale, cenere e vino, e ciascuno di questi elementi era precedentemente oggetto di un esorcismo e di una benedizione; il vescovo entrando in chiesa tracciava per terra le lettere dell'alfabeto greco (un'usanza celtica con la quale egli faceva di questo edificio di culto un luogo di cultura).

Oggi per studiare i riti di dedicazione di una chiesa e di un altare si dispone di descrizioni occasionali dell'epoca patristica come il racconto di Egeria [13], altra fonte sono gli Ordines romani [14], infine i pontificali .

Il rito attuale risale al 1977, comprende sette capitoli, introduce la differenza tra dedicazione (termine che viene usato per l'altare fisso) e benedizione (termine che viene usato per l'altare mobile). Troviamo un forte parallelismo tra dedicazione dell'altare e iniziazione cristiana, con il rapporto tra la chiesa - edificio e la chiesa - mistero.

Come tutti i rituali del Vaticano II, i principali riti vengono collocati tra la liturgia della parola e l'eucaristia. Questo rituale comprende un serie di osservazione preliminari che ricordano al cristiano che è a sua volta altare spirituale.

La celebrazione inizia con l'ingresso del vescovo e dei ministri, vengono portate assieme all'Evangelario, le reliquie che verranno collocate in un luogo adatto affianco all'altare. Segue la benedizione dell'acqua che servirà per l'aspersione; prima l'assemblea e poi l'altare, da notare che la preghiera gioca sull'analogia con il battesimo, si continua col gloria e l'orazione colletta che prega perché i cristiani si radunino attorno all'altare.

I riti di dedicazione veri e propri iniziano dopo il credo con le litanie dei santi segue la firma della bolla e la deposizione delle reliquie dei martiri nel sepolcro sotto l'altare. Fatti questi riti viene proclamata la grande preghiera di dedicazione, ispirata a modelli antichi con un procedimento tipologico che elenca in Noè, Abramo e Mosè le prefigurazioni alle quali Cristo ha dato compimento.

Segue l'unzione dell'altare con il crisma che viene versato ai quattro lati e al centro, viene unto con olio abbondante e si preferisce che rimanga sulla pietra anche a macchiarla. Poi si procede con l'incensazione, viene posto un braciere sopra l'altare e viene offerto l'incenso poi l'altare viene incensato in tutte le sue parti.

Adesso viene preparato, lo si ricopre con la tovaglia e vengono posti i ceri spenti. Segue l'illuminazione con l'accensione dei ceri e di alcune luci della chiesa. A coronamento del tutto viene celebrata l'eucaristia, con l'orazione sulle offerte e con un prefazio proprio che loda Dio per Cristo.

Tutta la celebrazione della dedicazione è organizzata sul modello dell'iniziazione cristiana, si dediche l'altare come si dedica una persona a Cristo. Un tempo questo parallelismo era ancora più accentuato fino a collocare sotto l'altare frammenti di ostia consacrata.

Quindi questo parallelismo (dedicazione dell'altare e iniziazione cristiana) è gravido di significato ecclesiologico, sottolinea molto bene il rapporto tra la chiesa di pietre e la chiesa come comunità dei cristiani


L'Altare della Chiesa Madre di Salemi. A quarant'anni dal terremoto del 1968 che colpi tutta la valle del Bèlice, l'attuale Chiesa Madre [15] di Salemi (Ex Collegio dei Gesuiti) mancava del suo altare fisso e conforme alle direttive del Concilio Vaticano II.

L'Arciprete Don Salvatore Cipri, assieme alla comunità parrocchiale, decide di realizzare l'altare e di sostituirlo con il precedente tavolo mobile.

La scelta per la realizzazione ha tenuto conto dei materiali che sono cari alla terra di Salemi: la pietra locale chiamata "campanedda [16]", una pietra dura e chiara, scolpita (da uno scalpellino della città) con festoni di fiori e di pani che richiamano la festa tradizionale di S. Giuseppe, cara alla città.

L'altare è di forma rettangolare, poggia su un livello alto, visibile ovunque ci si trovi in chiesa, è formato da una base di pietra "campanedda", quattro colonne, sempre di pietra, scolpite sorreggono la base, anch'essa di pietra, dal peso circa di 6 quintali.

I lati accolgono quattro pannelli in argento sbalzato (lavorati dagli argentieri di Palermo), uno per ciascun lato: quello anteriore raffigura la croce con l'agnello intronizzato sopra il libro dei sette sigilli affiancato da due palme, simbolo del martirio e della vittoria; nel lato destro dell'altare troviamo un tondo con l'immagine del Patrono della città, S. Nicola di Bari; nel lato sinistro il tondo dell'immagine della Protettrice della città, l'Immacolata; quello posteriore raffigura sei palme.

Il 5 dicembre 2009 il Vescovo Domenico Mogavero lo ha dedicato e consacrato sulla reliquia del santo martire Tommaso Becket e sulle reliquie dei santi: Ignazio di Loyola (il santo a cui è dedicata l'attuale chiesa mare, ex collegio dei Gesuiti), Nicola di Bari (patrono della città e titolare della parrocchia), Rita da Cascia e Pio da Pietralcina (santi cari ai salemitani). La scelta delle reliquie è stata fatta tenendo presente il legame che questi santi hanno avuto e che continuano ad avere con la città.

L'opera realizzata è degna di ammirazione per presbiteri e fedeli laici, oggi rimane l'altare più decoroso in tutta la diocesi. Pur con le definizioni artistiche l'altare non perde la sua valenza sacra, comprenderlo anche come opera d'arte non è un fenomeno moderno, numerosi altari del medioevo e del tardo medioevo, specialmente quelli dell'epoca rinascimentale e barocca, sono da intendersi come opere d'arte che focalizzano o attraggono l'asse visivo dei fedeli.

Non dimentichiamo che ogni altare non dovrebbe nascere ex novo ma deve riferirsi sempre alla storia e alla cultura di quel luogo; esso non è un simbolo a partire da se, ma in virtù della sua destinazione di scopo nella liturgia, è luogo della comunicazione tra il divino e l'uomo; l'altare diventa luogo dell'anamnesi, al centro della quale sta la memoria del mysterium paschale che rende l'altare come simbolo della storia di Dio e dell'umanità; l'altare rimane un componente particolarmente sensibile nello spazio della chiesa, è il centro della comunità.

Il cardinale Joseph Ratzingher obietta che l'altare è " per cosi dire, il luogo del cielo squarciato; esso non chiude lo spazio ecclesiale, ma lo apre alla liturgia eterna"



Alessandro Palermo
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Bibliografia

- Jean Hani, Il simbolismo del tempio cristiano (pag. 115-133), Edizioni Arkeios, Roma 1996.

- F. Debuyst, P. De Clerck, A. Gerhardsa e AA. VV., L'Altare, mistero di presenza, opera d'arte, Edizioni Qiqajion, Comunità di Bose 2005.

- Celebrare il mistero di Cristo, a cura dell'Associazione professori di Liturgia, edizioni liturgiche, Roma 1993.

- Dizionario di Liturgia, a cura di Domenico Sartore e AA. VV., edizione S. Paolo 2001.

- Pontificale Romano, Libreria Editrice Vaticana, 2008.

- Costituzione Dogmatica del Vaticano II, Sacrosctum concilium numero 28.

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Note

[1] La storia dei Maya ha inizio intorno al 1500 a.C. nell'area meridionale del Messico. Gli Aztechi furono una delle grandi civiltà precolombiane. Si svilupparono nella regione mesoamericana dell'attuale Messico dal secolo XIV al XVI.

[2] Il termine divinità ctonia indica tutte quelle divinità generalmente femminili legate ai culti di dèi sotterranei e personificazione di forze sismiche o vulcaniche. Deriva dalla parola greca usata da Ferecide di Siro per indicare una divinità cosmica originariamente insieme con Zas (Zeus) e Kronos: Ctonie (Χθονίη, ovvero Sotterra, dall'aggettivo greco χθόνιος che significa sotterraneo).

[3] La Prasada è la parte del dono fatto al guru o alla divinità che viene reso al discepolo sotto forma di grazia.

[4] Marco Vitruvio Pollione (latino Marcus Vitruvius Pollio; c. 80/70 a.C. – 23 a.C.) è stato un architetto e scrittore romano, il più famoso teorico dell'architettura di tutti i tempi.

[5] Il "Santo" era un edificio al centro del cortile del tempio all'interno del quale era custodita l'arca dell'alleanza, era diviso in due parti da un velo, la parte più interna e più sacra, dove aveva accesso solo il sommo sacerdote e una sola volta all'anno, era chiamato "il santo dei santi".

[6] L'altare dell'olocausto, che misurava 2,25 m se di lunghezza che di larghezza e 1,35 m di altezza, era fatto di legno di acacia e rivestito di bronzo.

[7] Documento siriaco della fine del II sec.

[8] Atanasio detto il Grande (latino: Athanasius; Alessandria d'Egitto, 295 circa - 2 maggio 373) fu Papa di Alessandria (328-339). Il suo nome è indissolubilmente associato alla Scuola teologica di Alessandria, assieme a Clemente e Origene.

[9] Antico testo in avorio e in argento contenente una liturgia per il vescovo Drogon di Metz.

[10] Capo della diocesi di Milevi, nel Nord Africa, si distinse nella lotta ai donatisti. Scrisse diverse opere, tutte molto apprezzate da Sant'Agostino.

[11] Liturgista del IX sec.

[12] Chanukkà o Hanukkah (in ebraico חנכה, ḥănukkāh) è una festività ebraica, conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci. In ebraico la parola chanukkah significa "dedica" ed infatti la festa commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la regalata libertà, loro data dai Greci.

[13] Egeria, anche nota come Eteria, è stata una scrittrice romana del IV-V secolo, autrice di un Itinerarium in cui racconta il suo viaggio nei luoghi santi della cristianità.

[14] Ordo Romanus è una raccolta di prescrizioni e descrizioni di un’azione liturgica particolare che, almeno in origine, era propria di Roma.

[15] Prima del terremoto del 1968 la Madrice di Salemi (del XVI - XVII sec.) sorgeva nella piazza alta affianco al castello, dopo la demolizione dell'edificio, la chiesa dei Gesuiti è divenuta sede della Chiesa Madre.

[16] La pietra di costruzione di Salemi, nota sotto il nome di "campanedda", è un'arenaria calcarea con struttura clastica a composizione granulare fine e compatta. Fortemente cementata, è quasi del tutto priva i venature (vitti) o elementi di discontinuità (rruppa), a parte qualche traccia di materiale ferroso. Scarsamente porosa, il suo colore naturale è caldo e uniforme sfumando dal giallo chiaro al rosato fino ad assumere una pigmentazione più intensa e dorata dopo l'esposizione al sole e alla luce e per effetto degli agenti atmosferici. Le sue caratteristiche costitutive assicuravano un'adeguata ricettività agli strumenti di taglio e una buona versatilità nei procedimenti di lavorazione, nonché un alto grado i resistenza meccanica alle spinte di compressione esercitate dai carichi. Largamente utilizzato per murature portanti oltre che per finiture e decorazioni, questo tipo di materiale lapideo univa ai requisiti della apprezzata lavorabilità ottime proprietà tecnologiche.

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